Byzance en Suisse

Per la prima volta, una mostra riunisce oltre 600 opere e oggetti bizantini, ossia gran parte delle collezioni pubbliche e private della Svizzera, per ricordarci gli antichi legami del paese con questo immenso impero. Sul suolo svizzero sono stati infatti rinvenuti numerosi oggetti e monete, in modo fortuito o durante scavi archeologici. Inoltre, dall’Alto Medioevo, i tesori delle chiese dei cantoni rimasti cattolici hanno conservato una grande quantità di testimonianze bizantine spesso legate al culto delle reliquie, mentre i cantoni riformati hanno raccolto manoscritti per fini scientifici. Giovanni di Ragusa (1395-1443) aveva già costituito un importante insieme di manoscritti prima della Riforma, quando era stato inviato a Costantinopoli per preparare il concilio di Basilea (1431). Ne Il libro del prefetto, redatto dall’imperatore Leone VI il Saggio (866-912), di cui viene presentato l’unico manoscritto bizantino conservato ad oggi, sono evocati i mestieri praticati a Bisanzio e descritti nel dettaglio i regolamenti di numerose professioni.

Byzance en Suisse presenta l’attività degli svizzeri in territorio bizantino, come quella dei fratelli Fossati, architetti a Santa Sofia, del fotografo Fred Boissonnas a San Demetrio di Tessalonica e degli studiosi Jules Nicole, Max van Berchem e la figlia Marguerite. Vengono inoltre affrontate e illustrate le tematiche spirituali intercomunitarie e plurireligiose. Testi, manoscritti e incunaboli dimostrano che in Svizzera la conservazione dei manoscritti bizantini, la loro edizione e di conseguenza la promozione della lingua greca sono state ampiamente incoraggiate dagli umanisti, tra cui Erasmo da Rotterdam, e dalla Riforma.

Marielle Martiniani-Reber è docente di storia dell’arte presso l’Université de Lyon II, specializzata in tessuti bizantini, conservatore capo e responsabile delle collezioni bizantine e postbizantine del Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.